giovedì 27 giugno 2013

Un piano per fronteggiare il disastro. Sappiamo che questa prospettiva incontrerà resistenze micidiali e reazioni scomposte. Mario Draghi ripete ad ogni passo che non esiste un “piano B” e che si proseguirà con l’euro così com’è. Ma diciamo che, se le cose procederanno in questa direzione, noi ci mobiliteremo per costruire delle casematte difensive, sotto forma di alleanze europee tra paesi più colpiti

Le opzioni possibili di una “ritirata ordinata”, difensiva, dall’attuale sistema esistono e possono diventare concrete se perseguite con decisione e con un giusto calcolo dei rapporti di forza. Tra queste l’ipotesi di creare un “EuroSud”, che permetta a Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Francia, altri paesi “deboli” esterni attualmente all’Eurozona, si sottrarsi al colpo che viene loro inferto e che potrebbe diventare ancora più duro in condizioni di prolungata instabilità. Tra queste opzioni vi è anche quella di una trasformazione dell’euro in moneta di conto internazionale, sottraendogli la natura di moneta-merce, e utilizzando i sistemi di clearing per regolare i rapporti del commercio interno europeo e quelli tra area euro e sistema internazionale. Oppure l’introduzione concordata di monete nazionali che si affiancano all’euro per consentire un rilancio dell’intervento pubblico, incentivare la domanda locale e una fase di ripresa economica e sociale.


Sia per fronteggiare il disastro sociale, sia per evitare di trovarsi di fronte, per esempio, a una Germania che – spinta da un egoismo populista, esce dall’euro per conto proprio,



trascinando con sé un pezzo d’Europa che è agganciato al suo carro. Sarebbe una decisione davvero drammatica che segnerebbe la fine di un ruolo europeo della Germania e che ricadrebbe non Giulietto Chiesa solo sui tedeschi ma su tutta l’Europa, con ripercussioni di scala mondiale.

I maggiordomi europei dei “proprietari universali” hanno inventato e messo in atto di una vera e propria “repressione finanziaria” contro i popoli europei. Essa – dicono e ripetono da cinque anni – ha lo scopo di ridurre il debito, tanto pubblico quanto privato. Ma questo debito è in gran parte il frutto di una truffa ben congegnata. E dunque va respinto come tale a coloro che hanno, per questa via, accumulato immensa ricchezza. In secondo luogo, la riduzione del debito non può essere realizzata con l’ossessiva imposizione di tagli alla spesa pubblica, e con la parallela creazione di maggiori entrate fiscali. Questa linea di presunta austerity è fallita e sta producendo aumento del debito e recessione dovunque si è tentato di imporla. Il taglio del valore reale del debito avviene solo trasferendo risorse dai creditori ai debitori. 

(Estratto del “Manifesto per l’Europa”, pubblicato da “Megachip” e redatto dal laboratorio politico “Alternativa”, guidato da Giulietto Chiesa. Al documento, presentato il 17 giugno a Bruxelles presso il Parlamento Europeo alla presenza di svariati gruppi politici europei, hanno lavorato intellettuali di diversa provenienza, come l’economista Bruno Amoroso, il diplomatico Agostino Chiesa Alciator nonché Piero Pagliani e Pierluigi Fagan).